La mia esperienza di mamma ed educatrice prenatale
LA MIA ESPERIENZA DI MAMMA ED EDUCATRICE PRENATALE
La mia esperienza in sala travaglio, e nei reparti di neonatologia, è cominciata negli anni di studio come Assistente di comunità infantile nella Scuola Montessori di Roma.
Subito dopo il diploma ho vinto il concorso come Educatrice nell’Asilo Nido Montessori della Banca d’Italia: un luogo non solo prestigioso ma veramente curato e a misura dei bambini, dove (sotto la guida di una responsabile molto in gamba e di grande esperienza, la signora Maria Pia Fini) ho appreso, e anche dato, molto. Un’esperienza durata otto anni, nei quali ho avuto modo di stare accanto a molti bambini, alcuni dei quali disabili, e a tanti genitori con problematiche familiari diverse: ho imparato molto da ognuno.
Nel frattempo, all’età di 20 anni, mi sono sposata; a 22 ero già in attesa del primo bimbo, ma la gravidanza si è interrotta alla nona settimana. Tre mesi dopo ero nuovamente in attesa: tante le ansie e le paure, ma tutto è andato bene e al quinto mese scalavo addirittura montagne in Calabria, con il mio pancione!
La mia prima figlia è nata allo scadere delle 40 settimane, con un cesareo in anestesia generale, nonostante le otto ore di travaglio e la preparazione mia e di Vincenzo al parto. Così, alla gioia per il suo arrivo si è aggiunto il grande rammarico di non averla potuta vedere, toccare e stringere subito: ma, superato il primo stordimento legato al cesareo, qualche giorno dopo eravamo a casa, felici e increduli per questa meraviglia chiamata Valentina.
Dopo soli quattro mesi ho ripreso il mio lavoro al nido, portando la piccola con me. Oggi non lo rifarei con una bimba in così tenera età: in ogni modo, superato l’anno e una buona dose di malattie, è andata molto bene e Valentina ha avuto la possibilità di crescere e socializzare con altri bambini, in un ambiente adatto alle sue esigenze.
Terminati gli anni del nido, non senza difficoltà sono riuscita a trovare per lei una scuola materna che non mi deludesse: una scuola Montessori dove avevo fatto tirocinio ai tempi del diploma, e dove Valentina ha trascorso tre anni molto sereni. I suoi orari però non coincidevano più con quelli del mio lavoro al nido, e così ho deciso di uscirne, iniziando a lavorare più attivamente nel campo dell’assistenza alla nascita e ai neonati; sentivo l’esigenza di organizzarmi nel rispetto delle esigenze della mia famiglia, e insieme cresceva in me l’interesse per il sostegno alla maternità e al bambino.
Nel frattempo la mia vita è stata segnata da episodi dolorosi: un primo tentativo di dare un fratellino alla bimba si è concluso alla dodicesima settimana di gestazione. Dopo poco ero di nuovo in attesa, questa volta di due gemelline: avevo passato il quinto mese da due settimane quando il mio utero non ha retto al peso e così, mentre ero in vacanza, lontano da casa, in un ospedale estraneo e inospitale sono venute al mondo due piccole perfette come bamboline, ma non in grado di farcela da sole. E’ facile capire cosa abbia significato tutto ciò, quanta tristezza, depressione e sensi di colpa io abbia provato!
Sono uscita fuori dal tunnel grazie all’impareggiabile aiuto di mio marito, della nostra bambina, e di un sostegno psicologico. Ne sono uscita con una grande forza interiore.
Sei anni dopo, senza averlo cercato, in una mattina di gennaio eccomi di nuovo a fare un test di gravidanza. Ero incinta. Sì, incinta! E non riuscivo neppure a dire “Aspetto un bambino!” dalla paura. Arrivare al quinto mese e mezzo, e superarlo, è stato veramente difficile. Ma alla fine ce l’ho fatta, e alla quarantesima settimana è nata Silvia, con un taglio cesareo come per Valentina, non ne conoscevo il sesso e al risveglio, quando l’ho scoperto, ho pianto tanto, di gioia e di incredulità.
Da allora sono passati sei anni e sette mesi, quanti ne ha ora Silvia; e devo dirvi che, nonostante tutto, sono una donna molto fortunata. Tutto ciò che mi è accaduto mi ha insegnato molto, dal punto di vista umano e anche professionale: nei lunghi periodi vissuti in ospedale, per le minacce di aborto, i raschiamenti, la nascita delle bambine, tra sale travaglio e reparti di neonatologia, si è rafforzato l’amore nei confronti della mia professione. La vicinanza con altre donne nelle mie condizioni, e l’aver letto nei loro occhi le difficoltà e la gratitudine (anche solo per poche parole, per un consiglio sull’allattamento) mi hanno motivato ancora di più verso il sostegno alla gestante e alla puerpera.
Dopo la nascita di Silvia ho collaborato con la Cooperativa romana Pandora, impegnata da alcuni anni nella prevenzione del disagio delle giovani famiglie che attendono un bambino attraverso incontri, colloqui e seminari. Nello stesso tempo sono cresciute, nei miei confronti, le richieste di assistenza al travaglio da parte di sorelle, prima, e poi cognate, amiche, amiche di amiche! Piccoli e grandi interventi, e la nascita di amicizie che il tempo non logora perché il legame affettivo che si instaura durante il puerperio, un momento molto particolare nella vita della donna, è veramente speciale. Si diventa, non di rado, una della famiglia.
In conclusione, ciò per cui sono grata a me stessa è l’avere scelto una professione in cui poter dare me stessa per quello che sono, offrendomi alle mamme che abbiano bisogno di me e ad un esserino, il neonato, infinitamente piccolo ma in sé infinitamente grande, e degno di essere rispettato nelle sue profonde esigenze e potenzialità.