da Virginia Mereu | Mar 16, 2013 | Aiuto per la mamma, Alimentazione-neonati, Articoli principali, Doula, Esperienze di mamme
Il momento della pappa!
Tante volte penso che i bimbi vengono troppo spesso sottovalutati e questo mi fa davvero soffrire.
Quando vengo chiamata per una consulenza per un bimbo che ha problemi di alimentazione o perché è iperattivo, al primo incontro facciamo un passo indietro con la mamma, mi racconta la sua gravidanza il parto ed il primo periodo di vita insieme a lui.
A volte rimango sorpresa perché c’è un grande desiderio di far crescere il proprio bimbo da una parte, ma i segnali che gli vengono dati non sono per aiutare l’autonomia del piccolo, e sono contrastanti.
Il momento dello svezzamento , della prima pappa, è un traguardo importante anzi, guai a non immaginarlo così, però allo stesso tempo non si effettuano tutti i passaggi per far diventare davvero grande ed indipendente questo bimbo. Perché?
Il fatto stesso che il bambino non è più in braccio a noi, ma davanti a noi, non c’è più un biberon, ma un cucchiaino, e l’acqua , sono tutti segnali di cambiamento che incidono nelle vita di un bambino.
Il bicchiere? Ma non è troppo piccolo? Mi chiedono le mamme ! Se è pronto per la pappa perché non dovrebbe esserlo per un bicchiere?
Ovviamente di acqua nel bicchiere ne va messa pochissima, e possibilmente lo stesso deve essere piccolo, di vetro, come quelli infrangibili del caffè, poiché di lì a poco potrà lui stesso prenderlo da solo.
La pappa sarà accanto a lui, in modo che possa vederla, assaggiarla con le manine, anche impiastricciarsi, perché no? tutto questo gli darà modo, domani, con il suo cucchiaino, di cominciare a sperimentarsi .”Io posso”.
Abbiamo deciso che è pronto per la pappa? Allora è in grado anche di iniziare a fare piccoli esperimenti. Pensiamoci!! Ed impariamo ad affrontarlo con modalità adeguate.
“Aiutami a fare da solo”, e non “fai tu per me”.
da Virginia Mereu | Gen 27, 2012 | Alimentazione-neonati, Allattamento, Articoli principali, Esperienze di mamme
Fin dalla nascita uno dei quesiti che si pone la neo mamma è come far crescere nel
migliore dei modi il proprio bambino.
Le domande più comuni che mi vengono poste sono, il mio bambino mangia abbastanza? Quando poi è allattato al seno le domande sono più incalzanti, il mio latte sarà per lui sufficiente? Sarà buono? “sostanzioso” perché magari un’amica o un’ anziana zia le ha suggerito che il latte può essere poco nutriente, o che il suo era acqua ed il suo neonato non cresceva, non dormiva e così via..….
La cosa che tengo per prima cosa a sottolineare con le mamme è che il latte materno è l’alimentazione migliore per il proprio neonato, che non esistono mamme che producono latte non sostanzioso per il proprio bimbo e che il fatto che il piccolo lo richieda più spesso delle canoniche tre ore come quello in formula dipende dal fatto che è più digeribile che è molto diverso dall’essere poco nutriente.
L’allattamento esclusivo al seno non presuppone la necessità di dare aggiunte di acqua o tisane anche se la temperatura esterna è molto alta.
Tutto questo però non deve precluderci il fatto di pensare all’alimentazione futura del nostro neonato ma soprattutto a come affrontarla.
Infatti studi scientifici ci raccomandano di non introdurre prima dei sei mesi altri alimenti, frutta, farine lattee e ancora meno carne e verdure, poiché i bimbi non sono pronti.
Il nostro neonato ha però bisogno di iniziare a prepararsi a strumenti che non sono il seno o la tettarella, ed ecco che il cucchiaino classico, non quello di silicone ci offre la possibilità di un avvio all’indipendenza.
Poiché la stragrande maggioranza dei bimbi prende le vitamine, quando dobbiamo offrirle al piccolo possiamo farlo con il cucchiaino così lui potrà prendere confidenza con questo strumento.
Il periodo del divezzamento è per il nostro piccolo un momento di grande importanza, intanto cambia anche la posizione, mentre prima era in braccio alla mamma, ora è di fronte a lei, allora possiamo metterlo davanti ad un piatto, con poca pappa e dare la possibilità a lui di aiutarlo, lui con un cucchiaio e noi con il nostro.
Certamente all’inizio per lui sarà un gioco, ma uno speciale esercizio di crescita , indipendenza , la dottoressa Montessori diceva una frase che per me rispecchia tutta la sua filosofia “Aiutami a fare da solo” e non fai tu per me.
Quando iniziamo il divezzamento consideriamo che questa fase può durare un mese per arrivare ad un pasto completo, alle volte ci vuole molto meno ma ,non andiamo di fretta, ne vale la riuscita stessa della nostra impresa, la pappa della sera introduciamola quando la prima è ben accettata.
Il mangiare un poco, da solo un senso al fatto di essere seduti a tavola, di starci per il tempo necessario della pappa, senza sentire il bisogno di alzarsi a fare un’altra cosa.
Altro tema importante è lo stare insieme, proviamo a pensare alla differenza di quando mangiamo da soli o quando siamo con le persone che amiamo.
I bimbi hanno bisogno di osservare per poter imparare ed allora la cosa migliore e vederci mangiare insieme, forse non proprio i primi giorni, ma in un tempo successivo i bimbi imparano da noi e con noi possono stare a tavola.
In un primo momento dovremo mangiare noi le sue cose poco condite, con il vantaggio di fare un’alimentazione sana e di disintossicarci poi, sempre attenti a come cucinarle, potremo offrire anche a lui i nostri cibi.
Purtroppo spesso vengo consultata per dei problemi legati all’alimentazione che si sarebbero potuti ovviare se solo le persone avessero avuto una maggiore disponibilità nei confronti dei bimbi.
Non ci sono adulti che mangiano spaghetti nel biberon, e neppure ci sogneremo mai di mettere l’antibiotico nel caffè perché ha un cattivo sapore, però lo facciamo ai bimbi magari mettendo la medicina nella spremuta, con il risultato che alla fine il bimbo non berrà più la spremuta e tanto meno l’antibiotico, poiché oltre tutto si sente ingannato.
Cosa fare allora? Spiegargli che siccome c’è la necessità di prendere la medicina e che non si può davvero fare diversamente, dopo che lui l’ha presa noi possiamo offrire a lui una spremuta o una cosa che a lui piace molto, magari facendogliela scegliere.
da Virginia Mereu | Gen 2, 2012 | Alimentazione-neonati, Allattamento, Articoli principali, Esperienze di mamme, Neonato
Allattamento materno, allattamento artificiale.
Quando una mamma mi chiede un parere in merito a queste due possibilità io cerco quasi sempre di rimanere neutrale, chiedo a lei cosa ne pensa, cosa vorrebbe per lei ed il suo neonato, cerco inoltre di illustrarle i lati positivi e negativi della scelta.
Alla volte l’allattamento al seno inizia in modo semplice, naturale e nel corso del tempo non ci sono intoppi, febbre da montata lattea, ragadi, ingorghi, mastiti, o altri disturbi, la propensione al proseguimento è spontanea.
Altre volte invece, e questo mi accade quando vengo chiamata per una difficoltà, c’è una mamma con ragadi, che pensa che interrompere l’allattamento sia la cosa più giusta da fare, con un neonato che piange disperato.
Certo è quasi del tutto scontato che con un allattamento artificiale abbiamo degli orari scanditi, una crescita scontata e magari dei bimbi gonfi , mentre con un allattamento naturale, al seno la mamma può dover allattare all’inizio anche dopo un’ora e mezza, trascorrere anche un’altra ora con il neonato al seno che si addormenta, che va stimolato, specie i nati prematuri.
Tutto ciò aiuta entrambe a capirsi, ad avere fiducia uno nell’altro a comprendere che ci si può lasciare andare.
Qui vorrei riportare un’esperienza che mi fece molto riflettere e allo stesso tempo piacere qualche anno fa.
Una mattina mi chiamò una mamma in preda all’ansia ed alla disperazione, il suo neonato di venti giorni piangeva interrottamente per ore lei non sapeva più cosa fare e cosa inventarsi.
Era tornata a casa da due settimane dopo aver avuto un cesareo stabilito insieme al suo ginecologo per la grande paura del parto spontaneo da parte sua ed il timore da parte del medico che comunque fosse la cosa migliore vista la non giovane età della mamma.
A prima vista il piccolo non mi destava molta preoccupazione, si i suoi pianti erano molto intensi e destabilizzanti soprattutto, per una mamma molto stanca ma il piccolo si attaccava bene al seno, bisognava solo modificare la posizione durante l’allattamento al seno e bastarono una cuscino morbido ed una buona poltrona per fare la differenza.
Purtroppo l’allattamento misto era già stato introdotto per mancanza di fiducia da parte della mamma, “ il mio latte non è nutriente, forse per questo piange molto”, allora suggerii per i primi giorni di non modificare l’allattamento di notte, misto appunto, poiché avrebbe dato motivo di ulteriore ansia alla mamma, ma di dare durante la mattina solo il latte materno, e magari un aggiunta al pomeriggio se lei si sentiva stanca.
Nel giro di una settimana, la situazione si modificò nettamente, tanto da non effettuare più un allattamento misto ma esclusivamente naturale.
Dopo due settimane di affiancamento la mamma partì con il suo neonato per le vacanze estive e per un anno e mezzo non ebbi più notizie, fino al giorno in cui mi chiamò per darle un aiuto a smettere di allattare poiché lei aveva così tanto latte che non riusciva a smettere.