da Virginia Mereu | Dic 31, 2014 | Aiuto per la mamma, Alimentazione neonato, Alimentazione-neonati, Allattamento, Allattare, Crescita neonati, Esperienze di mamme, Latte materno, Puericultrice
La prima pappa di Leo

La prima pappa di Leo
Alle volte, per la prima pappa, i bimbi ci danno un segnale, proprio quando sono pronti a fare un passo avanti, e sta a noi adulti, ed alla mamma in particolare, cogliere questo segnale e modificare il modo di fare, la strada da percorrere.
Da qualche giorno la mamma di Leo, molto attenta e delicata nell’approccio con il suo piccolo, mi diceva che coglieva in lui un particolare interesse quando lei ed il papà erano a tavola, quasi come se avesse l’acquolina in bocca vedendo il loro cibo; in aggiunta a ciò notava una “svogliatezza” nei confronti dell’allattamento al seno, senza contare che stava distanziando le poppate da solo.
Leonardo ha compiuto cinque mesi e sta abbandonando la posizione sdraiata, favorendo quella seduta con il supporto di un cuscino, è un bimbo molto attento, socievole e molto avanti con le tappe di sviluppo.
Anche il suo peso e la lunghezza ci hanno convinte che poteva essere il momento giusto.
Allora ci siamo dette: “perché non ora?”, è un momento tranquillo, la prossima settimana può essere più impegnativa per l’arrivo di una tata, poi ci sarà il vaccino.
La prima pappa della sua vita
Questo è il momento giusto: brodo vegetale preparato bene e velocemente, crema di riso c’è, ma sopratutto lui è sereno e riposato dopo la nanna.
Abbiamo preparato ogni cosa con cura, la sedia giusta per lui, il piatto, il bicchiere, la tovaglietta, insomma la tavola delle grandi occasioni.
La cosa che mi ha colpito è stata la loro intesa, lo sguardo di Leo nei confronti della sua mamma, è stata una grande emozione.
Il risultato? Gustatevi il video, anche quello è nato lì per lì, senza pretese.
A proposito , un grazie a Leo ed uno particolare a Daniela, per avermi dato la disponibilità di pubblicarlo.
Un bacino ad entrambe.
da Virginia Mereu | Dic 26, 2014 | Aiuto per la mamma, Alimentazione neonato, Alimentazione-neonati, Allattamento, Allattare, Coliche neonati, Dopo il parto, Esperienze di mamme, Latte materno, Massaggio neonato, Neonato, Puericultrice, Puerpera, Puerperio, Sonno neonato
Il pianto del neonato
Il pianto del neonato è una delle ragioni di forte ansia da parte della mamma, perché mette in crisi tutte le certezze e mette in atto, da parte di tutte le persone circostanti, dei consigli, modi di fare, azioni, atti a farlo smettere.

Pianto del neonato
Il pianto però è l’unico mezzo che il neonato conosce per esprimere un disagio, un bisogno, un dolore, una necessità, insomma è una richiesta di aiuto ed è per cui importante che la mamma, il papà e chi ruota intorno a lui, si metta in ascolto per comprendere questa richiesta.
Vediamo insieme quali possono essere le cause.
Il pianto del neonato causato dalla fame
La prima è senza ombra di dubbio la fame, il neonato in questo può passare dal sonno, in pochi istanti, al pianto disperato, e non appena viene messo al seno, nel caso di un allattamento materno, o al biberon per quello in formula, il suo pianto cessa e se siamo fortunate a fine poppata si addormenta nuovamente fino a quella successiva.
Altro aspetto sono le quantità di latte, premesso che ogni bimbo ha le sue caratteristiche, date dalle settimane di gestazione della gravidanza: possiamo avere un bimbo prematuro, un neonato di due chilogrammi e trecento nato a termine , o un bimbo di quattro chilogrammi, non possiamo metterli sullo stesso piano, poiché le loro esigenze sono di gran lunga diverse.
Comunque sia dobbiamo essere certi che la quantità di latte che sta assumendo sia quella corrispondente alle sue esigenze.
Quando abbiamo un neonato allattato con latte in formula, il biberon ci fornisce immediatamente la risposta, ha preso 60 ml o 120 ml , quando c’è un allattamento a richiesta però dobbiamo essere più attente.
Per prima cosa il bimbo all’ inizio starà al seno dai trenta ai quarantacinque minuti, perché deve ancora imparare ed ancora perché può addormentarsi spesso. Dopo però, quando il piccolo si staccherà dovrà passare almeno un’ora e tre quarti minimo per la poppata successiva, altrimenti se i tempi sono più stretti, chiediamoci perché.
Un’ altra possibilità di pianto può essere il fastidio di sentirsi sporco, con la popo’ al sederino, od ancora di sentire troppo caldo, o al contrario avere freddo, poiché i neonati hanno un maggiore bisogno di calore, specie se sotto peso.
Altro aspetto molto spesso sottovalutato è la digestione, spesso i neonati, ma anche i lattanti, cioè i bimbi dopo i quaranta giorni, in entrambe i casi di allattamento, con una esigenza maggiore per quelli allattati con latti in formula, hanno bisogno di fare dei ruttini, questo può accadere anche dopo un’ora dalla poppata, cioè il piccolo aveva mangiato e dopo un po’ si era addormentato, ma si risveglia piangendo, in quel caso, prima di pensare a chissà quale problema, possiamo prenderlo in braccio, dare qualche colpetto dietro la schiena, cercando di rassicurarlo che va tutto bene e che siamo li per lui ed aspettare che questo ruttino esca.

Pianto Neonato
Il pianto del neonato causato dalla stanchezza
Altro aspetto del pianto inconsolabile del bimbo può molto spesso essere la stanchezza che non gli permette di lasciarsi andare al sonno.
Quante volte a noi adulti capita di essere troppo stanchi, o ancora pieni di emozioni e stimoli e pur avendo molto sonno non riusciamo ad abbandonarci. Ecco la stessa cosa accade ai neonati od ai lattanti, presi in braccio da più persone, vezzeggiati, o sottoposti a stimoli forti e per tanto tempo, oppure sottoposti a rumori, colori ecc.. Questo problema accade più frequentemente di quanto pensiamo.
Un neonato, un lattante di tre, quattro mesi, hanno bisogno di andare a dormire o quanto meno essere messi nella loro culla per potersi rilassare ed entrare nel sonno serenamente.
L’errore è proprio nei tempi, e quando si aspetta che lui ci dia cenni di stanchezza è per lo più troppo tardi, specie per alcuni bimbi, quelli più ”vispi”.
Andando avanti, parlando sempre di pianto del neonato, una importanza rilevante ha quello dovuto alle coliche gassose, i bimbi ritraggono le gambine e se mettiamo la mano sul pancino sentiamo dei rumori, dei movimenti. Cosa fare in questi casi ? Mai perdere la speranza, ce la possiamo fare e, soprattutto, diciamolo al nostro piccolino, tenendolo in braccio, cercando, se ce lo fa fare, un massaggino al pancino in senso orario, per aiutarlo a fare ”puzzette”.
Mettiamolo a pancia in sotto poggiandolo sul nostro braccio, ma soprattutto diamogli conforto tenendolo stretto a noi.
Molto spesso in questi casi i pediatri consigliano fermenti lattici con probiotici e devo dire che molti bimbi provano giovamento, se dati con costanza.
La cosa migliore però in quei momenti è non essere sole, ma avere qualcuno che con noi condivida il momento critico, il papà, una puericultrice, che attraverso la sua professionalità sappia sostenere mamma e neonato, o una persona amica, una zia non invadente.
Spesso il pianto del neonato avviene alla sera e, a volte, se non lo si capisce subito, si protrae fino a notte alta, momento in cui, stremato e sfiancato, crolla nel sonno per poi svegliarsi nuovamente a ridosso della poppata successiva.
Quando tutto ciò accade, non è per vizio, come spesso viene detto, ma perché il piccolo ha bisogno di far uscire tutta la stanchezza, lo stress accumulato durante la giornata.
La cosa migliore in quei casi è mantenere la calma, contenerlo attraverso l’abbraccio, rassicurandolo che siete lì per lui o lei, insomma più che arginare e spegnere questo pianto , accoglierlo e consolarlo.
Alle volte è davvero dura, non ci sono dubbi, poiché, se è vero che una mamma deve imparare a comprendere il linguaggio del suo bimbo, è altrettanto vero che il neonato ha bisogno di ambientarsi ed adattarsi, come e molto più di noi, ma con una buona dose di pazienza ed amore senza dubbio avremo dei risultati incredibili e quelli che nei primi giorni erano pianti inconsolabili diverranno presto momenti di gioia incredibile.
da Virginia Mereu | Feb 3, 2013 | Allattamento, Allattare, Coliche neonati, Crescita neonati, Latte materno, Puericultrice, Puerpera, Puerperio, Reflusso neonati, Sonno neonato
“Il reflusso gastroesofageo nei neonati:
cosa bisogna sapere?
Spesso mi capita di parlare con genitori convinti che il proprio figlio presenti una malattia da reflusso gastroesofageo.
Di fronte a quello che sembra essere un “fenomeno emergente” sono tante le soluzioni che i genitori mi raccontano di adottare: dall’uso di farmaci, alla sospensione dell’allattamento al seno o un precoce divezzamento.
L’esperienza che ho potuto maturare negli anni di lavoro a contatto con madri e lattanti mi ha fatto vedere come assai spesso lo preoccupazione di genitori di fronte a un neonato che vomita spesso talvolta in grandi quantità, che piange quando si alimenta, si sposi con la veloce diagnosi di “reflusso gastroesofageo” e con la successiva prescrizione di sciroppi non del tutto innocui.
Vediamo dunque come si manifesta e si definisce il reflusso gastroesofageo.
Il reflusso gastro-esofageo è la risalita nell’esofago del materiale acido proveniente dallo stomaco e si manifesta con rigurgiti frequenti di saliva, latte e muco dalla bocca.
A livello meccanico è dovuto al fatto che la valvola che separa l’esofago dallo stomaco non ha ancora un completo funzionamento (fatto fisiologico nei neonati).
Il neonato rigurgita quando ha succhiato il latte, è irrequieto, piange.
Distinguiamo quindi:
– il reflusso gastro-esofageo (RGE), definito come il passaggio del contenuto gastrico nell’esofago, con evidenza di vomito ricorrente o rigurgiti.
– la malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE), definita come sintomatologia e complicazioni da reflusso, con diversi tipi di manifestazioni cliniche associate a vomito ricorrente, quali esofagite (infiammazione dell’esofago), apnea, broncospasmo, perdita di peso. In particolare la perdita di peso è il fattore discriminante tra reflusso e malattia da reflusso.
Come comportarsi sulla prima condizione che è anche la più diffusa.?
secondo linee guide internazionali di fronte ad un bambino che vomita spesso, senza perdita di peso, ecco cosa non bisogna fare.
Non c’è alcun motivo di prescrivere un esame ecografico, si rischia così infatti di incorrere in molti falsi positivi in quanto la maggior parte dei neonati nei primi mesi hanno la valvola dell’esofago non del tutto formata (non per questo però vomitano).
C’è quindi da capire perché alcuni vomitano e altri no.
Non ci sono farmaci da somministrare.
Non c’è assolutamente da sospendere l’allattamento al seno.
C’è piuttosto da confortare la madre che presto passerà.
Bisogna dire alla mamma “Signora suo figlio rigurgita”, invece di dire “Signora suo figlio ha il reflusso gastroesofageo” , che sembra come una condanna ad una malattia.
E’ più difficile capire perché certi neonati vomitano spesso e in gran quantità, spesso questi bambini oltre a vomitare presentano una forte irrequietezza, non dormono bene e spesso piangono.
Intanto sappiamo che l’acidità dello stomaco aumenta quando aumenta lo stress, e lo stress del neonato è associato a quello della madre, oppure al dover attendere troppo a lungo prima di essere allattato.
I neonati parlano attraverso il corpo e in particolare il periodo neonatale è quello più sensibile a questo tipo di linguaggio. Se c’è tensione, se la madre è stanca, nervosa, non sufficientemente sostenuta, il bambino ne risente immediatamente con coliche, irrequietezza e pianto.
Quest’ultimo, il pianto, in particolare esprime tutto il malessere presente, ma anche passato. Attraverso il pianto il bambino può esprimere (“elaborare” quasi direi) traumi emotivi che riguardano la gravidanza o la nascita.
È importante che la madre sia ben disposta ad accogliere il pianto del bambino ovviamente non lasciando piangere il bambino da solo né pensando che il pianto sia normale piuttosto tenendo dolcemente il figlio tra le braccia.
Credo che ogni madre faccia, o almeno voglia fare sempre il meglio per il proprio figlio, ma nella nostra società capita spesso che le madri siano sole o non adeguatamente sostenute.
Spesso il reflusso si presenta in un bambino che ha avuto un parto traumatico, in questi casi può essere efficace qualche seduta da un buon osteopata neonatale.
In realtà il reflusso è inesistente nelle società tradizionali dove le madri stanno a stretto contatto corporeo col bambino e lo allattano con frequenza!
Il reflusso potrebbe spesso essere associato ad un modo errato di allattare.
L’accudimento del bambino richiede la nostra totale dedizione soprattutto i primi tempi, ecco perché ad esempio l’uso della fascia porta bebè permette anche alle madri “indaffarate” di oggi di stare col proprio figlio mentre fanno anche qualche piccola mansione di casa.
Può essere utile sostenere lo stato emotivo della madre, far sì che possa dedicarsi pienamente al figlio, senza distrazione alcuna per almeno i primi tre mesi (parenti e amici invece che cullare il neonato dovrebbero lasciarlo con la madre e occuparsi loro delle faccende domestiche!)
Tenere il neonato a stretto contatto corporeo per la quasi totalità del tempo almeno i primi tre mesi.
Prediligere la posizione verticale del bambino tipica dei bambini portati in braccio, piuttosto che quella sdraiata nella culla.”
Questi sono solo alcuni brevi consigli per le mamme, forniti dalla Dott.ssa Maria Luisa Roberti – Pediatra di famiglia a Roma
da Virginia Mereu | Gen 2, 2013 | Allattamento, Allattare, Crescita neonati, Dopo il parto, Doula, Gemelli, Latte materno, Puericultrice, Puerpera, Puerperio
Durante il periodo di gravidanza, la mamma attraverso il cordone ombelicale, passa al suo bimbo molti anticorpi che gli serviranno a proteggerlo nelle prime fasi di vita dalle malattie comuni, in modo particolare da quelle delle prime vie aeree (raffreddori, otiti tracheiti ,faringiti ecc) e quelle intestinali.
Quando il neonato è nutrito con il latte materno , la mamma continua a trasmettere al piccolo oltre che gli anticorpi delle malattie che la stessa ha contratto, anche quelli contro i virus e i batteri con cui viene a contatto nel periodo dell’allattamento.
Da qui, possiamo immaginare, l’importanza che un allattamento al seno può avere per un neonato e più ancora per un bimbo nato prematuro e con un peso molto basso.
Quando però ciò non può avvenire,o può avvenire solo in parte, per diversi motivi, quale ospedalizzazione del bimbo, difficoltà del bimbo stesso di assumere latte direttamente dal seno ecc.. bisogna essere particolarmente attenti all’igiene riservata a tutte le “attrezzature “ per l’allattamento artificiale, ( biberon, tettarelle,o eventuale tiralatte).
La formula più sicura è indubbiamente quella della sterilizzazione a vapore piuttosto che a freddo con le pasticche, poiché potrebbero contenere sostanze nocive.
da Virginia Mereu | Dic 29, 2012 | Allattamento, Allattare, Coliche neonati, Dopo il parto, Doula, Latte materno, Massaggio neonato, Puericultrice, Puerpera, Puerperio
Coliche dei neonati
Le coliche dei neonati sono uno scoglio importante nella vita del neonato e della puerpera.
Si possono affacciare intorno al quindicesimo, ventesimo giorno di vita del neonato, indipendentemente se il piccolo è allattato con latte materno o artificiale, non ci sono grandi risultati, nonostante questo problema sia stato studiato da molte case farmaceutiche, la soluzione totale non è stata ancora trovata.
Fatta eccezione per il bromuro, ma non trovo che tale espediente sia un rimedio, un aiuto può essere dato dai rimedi omeopatici, ma anche quelli per avere un sollievo bisogna avere pazienza ed aspettare che nel corso di una settimana ci sia una risposta.
L’unica cosa da fare è cercare di consolare il neonato tenendolo tra le braccia e rassicurandolo che siamo lì con lui e che comprendiamo al sua sofferenza.
Le coliche si risolvono nel giro di due mesi all’incirca, che a noi sembra un tempo immenso, lo so, però hanno una fine!