Pianto del neonato: quali sono le ragioni?

Pianto del neonato: quali sono le ragioni?

Il pianto del neonato

Il pianto del neonato è una delle ragioni di forte ansia da parte della mamma, perché mette in crisi tutte le certezze e mette in atto, da parte di tutte le persone circostanti, dei consigli, modi di fare, azioni, atti a farlo smettere.

Pianto del neonato

Pianto del neonato

Il pianto però è l’unico mezzo che il neonato conosce per esprimere un disagio, un bisogno, un dolore, una necessità, insomma è una richiesta di aiuto ed è per cui importante che la mamma, il papà e chi ruota intorno a lui, si metta in ascolto per comprendere questa richiesta.

Vediamo insieme quali possono essere le cause.

Il pianto del neonato causato dalla fame

La prima è senza ombra di dubbio la fame, il neonato in questo può passare dal sonno, in pochi istanti, al pianto disperato, e non appena viene messo al seno, nel caso di un allattamento materno, o al biberon per quello in formula, il suo pianto cessa e se siamo fortunate a fine poppata si addormenta nuovamente fino a quella successiva.

Altro aspetto sono le quantità di latte, premesso che ogni bimbo ha le sue caratteristiche, date dalle settimane di gestazione della gravidanza: possiamo avere un bimbo prematuro, un neonato di due chilogrammi e trecento nato a termine , o un bimbo di quattro chilogrammi, non possiamo metterli sullo stesso piano, poiché le loro esigenze sono di gran lunga diverse.

Comunque sia dobbiamo essere certi che la quantità di latte che sta assumendo sia quella corrispondente alle sue esigenze.

Quando abbiamo un neonato allattato con latte in formula, il biberon ci fornisce immediatamente la risposta, ha preso 60 ml o 120 ml , quando c’è un allattamento a richiesta però dobbiamo essere più attente.

Per prima cosa il bimbo all’ inizio starà al seno dai trenta ai quarantacinque minuti, perché deve ancora imparare ed ancora perché può addormentarsi spesso. Dopo però, quando il piccolo si staccherà dovrà passare almeno un’ora e tre quarti minimo per la poppata successiva, altrimenti se i tempi sono più stretti, chiediamoci perché.

Un’ altra possibilità di pianto può essere il fastidio di sentirsi sporco, con la popo’ al sederino, od ancora di sentire troppo caldo, o al contrario avere freddo, poiché i neonati hanno un maggiore bisogno di calore, specie se sotto peso.

Altro aspetto molto spesso sottovalutato è la digestione, spesso i neonati, ma anche i lattanti, cioè i bimbi dopo i quaranta giorni, in entrambe i casi di allattamento, con una esigenza maggiore per quelli allattati con latti in formula, hanno bisogno di fare dei ruttini, questo può accadere anche dopo un’ora dalla poppata, cioè il piccolo aveva mangiato e dopo un po’ si era addormentato, ma si risveglia piangendo, in quel caso, prima di pensare a chissà quale problema, possiamo prenderlo in braccio, dare qualche colpetto dietro la schiena, cercando di rassicurarlo che va tutto bene e che siamo li per lui ed aspettare che questo ruttino esca.

Pianto Neonato

Pianto Neonato

Il pianto del neonato causato dalla stanchezza

Altro aspetto del pianto inconsolabile del bimbo può molto spesso essere la stanchezza che non gli permette di lasciarsi andare al sonno.

Quante volte a noi adulti capita di essere troppo stanchi, o ancora pieni di emozioni e stimoli e pur avendo molto sonno non riusciamo ad abbandonarci. Ecco la stessa cosa accade ai neonati od ai lattanti, presi in braccio da più persone, vezzeggiati, o sottoposti a stimoli forti e per tanto tempo, oppure sottoposti a rumori, colori ecc.. Questo problema accade più frequentemente di quanto pensiamo.

Un neonato, un lattante di tre, quattro mesi, hanno bisogno di andare a dormire o quanto meno essere messi nella loro culla per potersi rilassare ed entrare nel sonno serenamente.

L’errore è proprio nei tempi, e quando si aspetta che lui ci dia cenni di stanchezza è per lo più troppo tardi, specie per alcuni bimbi, quelli più ”vispi”.

Andando avanti, parlando sempre di pianto del neonato, una importanza rilevante ha quello dovuto alle coliche gassose, i bimbi ritraggono le gambine e se mettiamo la mano sul pancino sentiamo dei rumori, dei movimenti. Cosa fare in questi casi ? Mai perdere la speranza, ce la possiamo fare e, soprattutto, diciamolo al nostro piccolino, tenendolo in braccio, cercando, se ce lo fa fare, un massaggino al pancino in senso orario, per aiutarlo a fare ”puzzette”.

Mettiamolo a pancia in sotto poggiandolo sul nostro braccio, ma soprattutto diamogli conforto tenendolo stretto a noi.

Molto spesso in questi casi i pediatri consigliano fermenti lattici con probiotici e devo dire che molti bimbi provano giovamento, se dati con costanza.

La cosa migliore però in quei momenti è non essere sole, ma avere qualcuno che con noi condivida il momento critico, il papà, una puericultrice, che attraverso la sua professionalità sappia sostenere mamma e neonato, o una persona amica, una zia non invadente.

Spesso il pianto del neonato avviene alla sera e, a volte, se non lo si capisce subito, si protrae fino a notte alta, momento in cui, stremato e sfiancato, crolla nel sonno per poi svegliarsi nuovamente a ridosso della poppata successiva.

Quando tutto ciò accade, non è per vizio, come spesso viene detto, ma perché il piccolo ha bisogno di far uscire tutta la stanchezza, lo stress accumulato durante la giornata.

La cosa migliore in quei casi è mantenere la calma, contenerlo attraverso l’abbraccio, rassicurandolo che siete lì per lui o lei, insomma più che arginare e spegnere questo pianto , accoglierlo e consolarlo.

Alle volte è davvero dura, non ci sono dubbi, poiché, se è vero che una mamma deve imparare a comprendere il linguaggio del suo bimbo, è altrettanto vero che il neonato ha bisogno di ambientarsi ed adattarsi, come e molto più di noi, ma con una buona dose di pazienza ed amore senza dubbio avremo dei risultati incredibili e quelli che nei primi giorni erano pianti inconsolabili diverranno presto momenti di gioia incredibile.

Neonato: le crisi dell’imbrunire

Neonato: le crisi dell’imbrunire

Neonato: le crisi dell’imbrunire

Neonato: le crisi dell'imbrunire

Neonato: le crisi dell’imbrunire

Quando la mamma esce dalla clinica con il suo neonato ha bisogno di un periodo di ambientamento, per ritrovare le forze fisiche, ma anche per riadattarsi a questa nuova condizione di mamma e di donna.

A volte c’è bisogno solo di pochi giorni per riprendersi fisicamente, poiché l’impegno con il suo bimbo ed il desiderio di essere di nuovo pronta per lui è tale che la ripresa è rapida e quasi tutto va nel migliore dei modi.

Erroneamente si pensa però che il neonato si adatti a questa nuova condizione in maniera semplice, invece anche lui ha bisogno di adattarsi a questa vita fuori dall’utero materno.

(altro…)

Dalla mamma di due gemelle splendide

Dalla mamma di due gemelle splendide

Cara Virginia,

Finalmente riesco a scriverti.Dopo il Parto

Sono molto felice di averti incontrato in quanto, oltre “a salvarmi la vita” dal rientro a casa dopo il parto, mi hai insegnato ad ascoltare e rispettare le mie bimbe.

Ci hai insegnato ad agire in funzione delle loro esigenze e non in funzione di ciò che è più comodo per noi. Ricordo quando, esasperati dalle notti insonni causa continue pappe, volevamo applicare il noto metodo della camomilla……..ricordo la tua faccia…..ci  hai risposto con gli occhi.

1343982929890Avevi ragione anche quella volta, e di li a poco da sole hanno iniziato a saltare le poppate notturne. Insomma tutto ciò che ci hai sempre detto si e’ sempre avverato.

Grazie perché sapevo interpretare il linguaggio dei miei cani ma non delle mie  bimbe e adesso ho molta fiducia in loro, nella naturale evoluzione della loro vita attraverso il loro rispetto e l’ascolto dei loro tempi.

Non ti nego che sono molto stanca e che questa nuova fase “dentini” che le rende irrequiete e insonni,  la notte ci sta mettendo a dura prova (ci sentiremo per qualche consiglio) ma sono certa che questa sia la strada giusta e che le aiuterà anche quando saranno più grandi, avere fiducia in se stesse ti da una forza e delle capacità straordinarie e io spero questo per loro.

baci e spero di vederti  presto,

Alessandra e Antonio

Bianca e Giulia

Il reflusso gastroesofageo nei neonati

“Il reflusso gastroesofageo nei neonati:

cosa bisogna sapere?

Spesso mi capita di parlare con genitori convinti che il proprio figlio presenti una malattia da reflusso gastroesofageo.

Di fronte a quello che sembra essere un “fenomeno emergente” sono tante le soluzioni che i genitori mi raccontano di adottare: dall’uso di farmaci, alla sospensione dell’allattamento al seno o un precoce divezzamento.

L’esperienza che ho potuto maturare negli anni di lavoro a contatto con madri e lattanti mi ha fatto vedere come assai spesso lo preoccupazione di genitori di fronte a un neonato che vomita spesso talvolta in grandi quantità, che piange quando si alimenta, si sposi con la veloce diagnosi di “reflusso gastroesofageo” e con  la successiva  prescrizione di sciroppi non del tutto innocui.

Vediamo dunque come si manifesta e si definisce il reflusso gastroesofageo.

 

Il reflusso gastro-esofageo è la risalita nell’esofago del materiale acido proveniente dallo stomaco e si manifesta con rigurgiti frequenti di saliva, latte e muco dalla bocca.

A livello meccanico è dovuto al fatto che la valvola che separa l’esofago dallo stomaco non ha ancora un completo funzionamento (fatto fisiologico nei neonati).

Il neonato rigurgita quando ha succhiato il latte, è irrequieto, piange.

Distinguiamo quindi:

– il reflusso gastro-esofageo (RGE), definito come il passaggio del contenuto gastrico nell’esofago, con evidenza di vomito ricorrente o rigurgiti.

– la malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE), definita come sintomatologia e complicazioni da reflusso, con diversi tipi di manifestazioni cliniche associate a vomito ricorrente, quali esofagite (infiammazione dell’esofago), apnea, broncospasmo, perdita di peso. In particolare la perdita di peso è il fattore discriminante tra reflusso e malattia da reflusso.

 

Come comportarsi sulla prima condizione che è anche  la più diffusa.?

secondo  linee guide internazionali  di fronte ad un bambino che vomita spesso, senza perdita di peso, ecco cosa non bisogna fare.

 

Non c’è alcun motivo di prescrivere un esame ecografico, si rischia così infatti di incorrere in molti falsi positivi in quanto la maggior parte dei neonati nei primi mesi hanno la valvola dell’esofago non del tutto formata (non per questo però vomitano).

C’è quindi da capire perché alcuni vomitano e altri no.

Non ci sono farmaci da somministrare.

Non c’è assolutamente da sospendere l’allattamento al seno.

C’è piuttosto da confortare la madre che presto passerà.

Bisogna dire alla mamma “Signora suo figlio rigurgita”, invece di dire “Signora suo figlio ha il reflusso gastroesofageo” , che sembra come una condanna ad una malattia.

 

E’ più difficile capire  perché certi neonati vomitano spesso e in gran quantità, spesso questi bambini oltre a vomitare presentano una forte irrequietezza, non dormono bene e spesso piangono.

Intanto sappiamo che l’acidità dello stomaco aumenta quando  aumenta lo stress, e lo stress del neonato è associato a quello della madre, oppure al dover attendere troppo a lungo prima di essere allattato.

 

I neonati parlano attraverso il corpo e in particolare il periodo neonatale è quello più sensibile a questo tipo di linguaggio. Se c’è tensione, se la madre è stanca, nervosa, non sufficientemente sostenuta, il bambino ne risente immediatamente con coliche, irrequietezza e pianto.

Quest’ultimo, il pianto, in particolare esprime tutto il malessere presente, ma anche passato. Attraverso il pianto il bambino può esprimere (“elaborare” quasi direi) traumi emotivi che riguardano la gravidanza o la nascita.

È importante che la madre sia ben disposta ad accogliere il pianto del bambino ovviamente non lasciando piangere il bambino da solo né pensando che il pianto sia normale piuttosto tenendo dolcemente il figlio tra le braccia.

 

Credo che ogni madre faccia, o almeno voglia fare sempre il meglio per il proprio figlio, ma nella nostra società capita spesso che le madri siano sole o non adeguatamente sostenute.

Spesso il reflusso si presenta in un bambino che ha avuto un parto traumatico, in questi casi può essere efficace qualche seduta da un buon osteopata neonatale.

In realtà il reflusso è inesistente nelle società tradizionali dove le madri stanno a stretto contatto corporeo col bambino e lo allattano con frequenza!

Il reflusso potrebbe spesso essere  associato ad un modo errato di allattare.

 

L’accudimento del bambino richiede la nostra totale dedizione soprattutto i primi tempi, ecco perché ad esempio l’uso della fascia porta bebè permette anche alle madri “indaffarate” di oggi di stare col proprio figlio mentre fanno anche qualche piccola mansione di casa.

Può essere utile sostenere lo stato emotivo della madre, far sì che possa dedicarsi pienamente al figlio, senza distrazione alcuna per almeno i primi tre mesi (parenti e amici invece che cullare il neonato dovrebbero lasciarlo con la madre e occuparsi loro delle faccende domestiche!)

Tenere il neonato a stretto contatto corporeo per la quasi totalità del tempo almeno i primi tre mesi.

Prediligere la posizione verticale del bambino tipica dei bambini portati in braccio, piuttosto che quella sdraiata nella culla.”

Questi sono solo alcuni brevi consigli per le mamme, forniti dalla Dott.ssa Maria Luisa Roberti – Pediatra di famiglia a Roma

Neonato: le crisi dell’imbrunire

Coliche neonati

Coliche dei neonaticoliche neonati

Le coliche dei neonati sono uno scoglio importante nella vita del neonato e della puerpera.

Si possono affacciare intorno al quindicesimo, ventesimo giorno di vita del neonato, indipendentemente se il piccolo è allattato con latte materno o artificiale, non ci sono grandi risultati, nonostante questo problema sia stato studiato da molte case farmaceutiche, la soluzione totale non è stata ancora trovata.

Fatta eccezione per il bromuro, ma non trovo che tale espediente sia un rimedio, un aiuto può essere  dato dai rimedi omeopatici, ma anche quelli per avere un sollievo bisogna avere pazienza ed aspettare che nel corso di una settimana ci sia una risposta.

L’unica cosa da fare è cercare di consolare il neonato tenendolo tra le braccia e rassicurandolo che siamo lì con lui e che comprendiamo al sua sofferenza.

Le coliche si risolvono nel giro di due mesi all’incirca, che a noi sembra un tempo immenso, lo so, però hanno una fine!

Pin It on Pinterest