La mia esperienza di giovane mamma con una educatrice perinatale.
Quando aspettavo la mia prima figlia ero molto giovane, almeno per i canoni attuali moderni.
La mia gravidanza, a parte una iniziale fase con delle problematiche, era trascorsa serenamente, appena possibile ho iniziato il corso di preparazione alla nascita, nonostante avessi un diploma di educatrice Montessori, lavorassi nell’asilo nido della Banca d’Italia e fossi già ”ferrata” in materia di bimbi.
Il fatto di ritrovarmi con altre future mamme, che come me stavano attraversando un periodo bello ma delicato mi faceva sentire ancora più protetta ed a mio agio, aspettavo con gioia il giorno della settimana in cui ci saremmo potute incontrare e scambiare le nostre esperienze settimanali.
Al contrario di oggi che si fanno ecografie ogni mese o quasi, per monitorare l’evolversi della gravidanza all’epoca le cose erano più serene.
Andavo alla mia visita ginecologica una volta al mese o poco più ed allora essere con altre future mamme e parlare con loro delle progressioni dei nostri bimbi, dei movimenti nel pancione e confrontarci tra di noi ci rasserenava e mi faceva sentire al sicuro, nel luogo giusto.
In effetti sembra da come sono cambiate le cose, di parlare di un secolo fa, anche se invece sono trascorsi solo 29 anni, non ho nulla contro tutti i controlli aggiuntivi che si fanno ora, anche se forse un po’ si esagera a mio avviso, la mamma che aspetta un bimbo è una paziente e questa parola per me è sinonimo di malata
quando in realtà non è così.
Lo stesso Centro che frequentavo per il corso era anche il mio datore di lavoro dell’asilo nido, per cui molte delle persone che incontravo come moderatrici erano state anche mie insegnanti di scuola, per cui quando una persona fra queste mi propose un affiancamento al momento del rientro a casa accolsi con gioia questa possibilità.
La ragazza che mi presentò per l’affiancamento era una messicana che stava frequentando un corso di perfezionamento sul metodo Montessori, una mia coetanea stupenda, quanto dolce, delicata e riservata.
Dopo il parto, quando Valentina la mia piccola ed io siamo tornate a casa lei ha iniziato il suo percorso di affiancamento, dando un grosso contributo con la sua presenza sia per quello che riguardava un aiuto pratico ma soprattutto il fatto che fosse accanto a me mentre la stavo allattando, poterle confidare le mie incertezze, poter parlare della mia grande delusione riguardo al parto è stato fondamentale per superare il mio cesareo.
Mi ero molto preparata, con mio marito avevamo fatto un percorso fantastico per farla nascere e rispettarla nei suoi tempi, ma dopo aver fatto tutta la dilatazione ed essere arrivate in sala parto ci hanno dirottate in sala operatoria e la nostra bambina è nata attraverso un cesareo.
Lo sconcerto, la delusione, la rabbia, per non averla potuta vedere abbracciare coccolare proprio quando mancava poco, ed essermi svegliata dall’intervento in un ascensore è stato un trauma molto forte.
Il fatto che al rientro a casa quando mio marito era al lavoro ci fosse lei,Gloria questo è il suo nome, mi dava grande conforto, sapevo di avere una persona che mi comprendeva, mi ascoltava, mi consolava e mi metteva a riposo quando mi vedeva stanca.
E’ stata con noi per due mesi circa e Valentina le sorrideva e rispondeva con dei piccoli suoni alle sue parole o alle sue canzoncine messicane, è entrata a far parte della nostra vita della nostra giovane famiglia ed ancora la ricordiamo con affetto.

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