da Virginia Mereu | Dic 26, 2014 | Aiuto per la mamma, Alimentazione neonato, Alimentazione-neonati, Allattamento, Allattare, Coliche neonati, Dopo il parto, Esperienze di mamme, Latte materno, Massaggio neonato, Neonato, Puericultrice, Puerpera, Puerperio, Sonno neonato
Il pianto del neonato
Il pianto del neonato è una delle ragioni di forte ansia da parte della mamma, perché mette in crisi tutte le certezze e mette in atto, da parte di tutte le persone circostanti, dei consigli, modi di fare, azioni, atti a farlo smettere.

Pianto del neonato
Il pianto però è l’unico mezzo che il neonato conosce per esprimere un disagio, un bisogno, un dolore, una necessità, insomma è una richiesta di aiuto ed è per cui importante che la mamma, il papà e chi ruota intorno a lui, si metta in ascolto per comprendere questa richiesta.
Vediamo insieme quali possono essere le cause.
Il pianto del neonato causato dalla fame
La prima è senza ombra di dubbio la fame, il neonato in questo può passare dal sonno, in pochi istanti, al pianto disperato, e non appena viene messo al seno, nel caso di un allattamento materno, o al biberon per quello in formula, il suo pianto cessa e se siamo fortunate a fine poppata si addormenta nuovamente fino a quella successiva.
Altro aspetto sono le quantità di latte, premesso che ogni bimbo ha le sue caratteristiche, date dalle settimane di gestazione della gravidanza: possiamo avere un bimbo prematuro, un neonato di due chilogrammi e trecento nato a termine , o un bimbo di quattro chilogrammi, non possiamo metterli sullo stesso piano, poiché le loro esigenze sono di gran lunga diverse.
Comunque sia dobbiamo essere certi che la quantità di latte che sta assumendo sia quella corrispondente alle sue esigenze.
Quando abbiamo un neonato allattato con latte in formula, il biberon ci fornisce immediatamente la risposta, ha preso 60 ml o 120 ml , quando c’è un allattamento a richiesta però dobbiamo essere più attente.
Per prima cosa il bimbo all’ inizio starà al seno dai trenta ai quarantacinque minuti, perché deve ancora imparare ed ancora perché può addormentarsi spesso. Dopo però, quando il piccolo si staccherà dovrà passare almeno un’ora e tre quarti minimo per la poppata successiva, altrimenti se i tempi sono più stretti, chiediamoci perché.
Un’ altra possibilità di pianto può essere il fastidio di sentirsi sporco, con la popo’ al sederino, od ancora di sentire troppo caldo, o al contrario avere freddo, poiché i neonati hanno un maggiore bisogno di calore, specie se sotto peso.
Altro aspetto molto spesso sottovalutato è la digestione, spesso i neonati, ma anche i lattanti, cioè i bimbi dopo i quaranta giorni, in entrambe i casi di allattamento, con una esigenza maggiore per quelli allattati con latti in formula, hanno bisogno di fare dei ruttini, questo può accadere anche dopo un’ora dalla poppata, cioè il piccolo aveva mangiato e dopo un po’ si era addormentato, ma si risveglia piangendo, in quel caso, prima di pensare a chissà quale problema, possiamo prenderlo in braccio, dare qualche colpetto dietro la schiena, cercando di rassicurarlo che va tutto bene e che siamo li per lui ed aspettare che questo ruttino esca.

Pianto Neonato
Il pianto del neonato causato dalla stanchezza
Altro aspetto del pianto inconsolabile del bimbo può molto spesso essere la stanchezza che non gli permette di lasciarsi andare al sonno.
Quante volte a noi adulti capita di essere troppo stanchi, o ancora pieni di emozioni e stimoli e pur avendo molto sonno non riusciamo ad abbandonarci. Ecco la stessa cosa accade ai neonati od ai lattanti, presi in braccio da più persone, vezzeggiati, o sottoposti a stimoli forti e per tanto tempo, oppure sottoposti a rumori, colori ecc.. Questo problema accade più frequentemente di quanto pensiamo.
Un neonato, un lattante di tre, quattro mesi, hanno bisogno di andare a dormire o quanto meno essere messi nella loro culla per potersi rilassare ed entrare nel sonno serenamente.
L’errore è proprio nei tempi, e quando si aspetta che lui ci dia cenni di stanchezza è per lo più troppo tardi, specie per alcuni bimbi, quelli più ”vispi”.
Andando avanti, parlando sempre di pianto del neonato, una importanza rilevante ha quello dovuto alle coliche gassose, i bimbi ritraggono le gambine e se mettiamo la mano sul pancino sentiamo dei rumori, dei movimenti. Cosa fare in questi casi ? Mai perdere la speranza, ce la possiamo fare e, soprattutto, diciamolo al nostro piccolino, tenendolo in braccio, cercando, se ce lo fa fare, un massaggino al pancino in senso orario, per aiutarlo a fare ”puzzette”.
Mettiamolo a pancia in sotto poggiandolo sul nostro braccio, ma soprattutto diamogli conforto tenendolo stretto a noi.
Molto spesso in questi casi i pediatri consigliano fermenti lattici con probiotici e devo dire che molti bimbi provano giovamento, se dati con costanza.
La cosa migliore però in quei momenti è non essere sole, ma avere qualcuno che con noi condivida il momento critico, il papà, una puericultrice, che attraverso la sua professionalità sappia sostenere mamma e neonato, o una persona amica, una zia non invadente.
Spesso il pianto del neonato avviene alla sera e, a volte, se non lo si capisce subito, si protrae fino a notte alta, momento in cui, stremato e sfiancato, crolla nel sonno per poi svegliarsi nuovamente a ridosso della poppata successiva.
Quando tutto ciò accade, non è per vizio, come spesso viene detto, ma perché il piccolo ha bisogno di far uscire tutta la stanchezza, lo stress accumulato durante la giornata.
La cosa migliore in quei casi è mantenere la calma, contenerlo attraverso l’abbraccio, rassicurandolo che siete lì per lui o lei, insomma più che arginare e spegnere questo pianto , accoglierlo e consolarlo.
Alle volte è davvero dura, non ci sono dubbi, poiché, se è vero che una mamma deve imparare a comprendere il linguaggio del suo bimbo, è altrettanto vero che il neonato ha bisogno di ambientarsi ed adattarsi, come e molto più di noi, ma con una buona dose di pazienza ed amore senza dubbio avremo dei risultati incredibili e quelli che nei primi giorni erano pianti inconsolabili diverranno presto momenti di gioia incredibile.
da Virginia Mereu | Ott 9, 2013 | Aiuto per la mamma, Alimentazione neonato, Alimentazione-neonati, Allattamento, Allattare, Articoli principali, Dopo il parto, Doula, Esperienze di mamme, Neonato, Puericultrice, Sonno neonato
Ciuccio si, ciuccio no!
La maggior parte delle neomamme, quando facciamo il primo incontro di conoscenza per stabilire se posso affiancarle al rientro a casa dopo il parto, mi fanno tante domande:
– Cosa ne pensa del ciuccio?
– Il bambino vorrei che fosse fin da subito nella sua stanza è giusto?
– Faccio bene a credere che se non lo prendo in braccio lui si abitua a stare da solo?
– Come posso fare per far si che si addormenti senza il mio contatto?
– Cosa pensa dell’allattamento a richiesta, ad orario?
Queste sono domande che più frequentemente mi rivolgono le mamme.
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da Virginia Mereu | Gen 2, 2012 | Alimentazione-neonati, Allattamento, Articoli principali, Esperienze di mamme, Neonato
Allattamento materno, allattamento artificiale.
Quando una mamma mi chiede un parere in merito a queste due possibilità io cerco quasi sempre di rimanere neutrale, chiedo a lei cosa ne pensa, cosa vorrebbe per lei ed il suo neonato, cerco inoltre di illustrarle i lati positivi e negativi della scelta.
Alla volte l’allattamento al seno inizia in modo semplice, naturale e nel corso del tempo non ci sono intoppi, febbre da montata lattea, ragadi, ingorghi, mastiti, o altri disturbi, la propensione al proseguimento è spontanea.
Altre volte invece, e questo mi accade quando vengo chiamata per una difficoltà, c’è una mamma con ragadi, che pensa che interrompere l’allattamento sia la cosa più giusta da fare, con un neonato che piange disperato.
Certo è quasi del tutto scontato che con un allattamento artificiale abbiamo degli orari scanditi, una crescita scontata e magari dei bimbi gonfi , mentre con un allattamento naturale, al seno la mamma può dover allattare all’inizio anche dopo un’ora e mezza, trascorrere anche un’altra ora con il neonato al seno che si addormenta, che va stimolato, specie i nati prematuri.
Tutto ciò aiuta entrambe a capirsi, ad avere fiducia uno nell’altro a comprendere che ci si può lasciare andare.
Qui vorrei riportare un’esperienza che mi fece molto riflettere e allo stesso tempo piacere qualche anno fa.
Una mattina mi chiamò una mamma in preda all’ansia ed alla disperazione, il suo neonato di venti giorni piangeva interrottamente per ore lei non sapeva più cosa fare e cosa inventarsi.
Era tornata a casa da due settimane dopo aver avuto un cesareo stabilito insieme al suo ginecologo per la grande paura del parto spontaneo da parte sua ed il timore da parte del medico che comunque fosse la cosa migliore vista la non giovane età della mamma.
A prima vista il piccolo non mi destava molta preoccupazione, si i suoi pianti erano molto intensi e destabilizzanti soprattutto, per una mamma molto stanca ma il piccolo si attaccava bene al seno, bisognava solo modificare la posizione durante l’allattamento al seno e bastarono una cuscino morbido ed una buona poltrona per fare la differenza.
Purtroppo l’allattamento misto era già stato introdotto per mancanza di fiducia da parte della mamma, “ il mio latte non è nutriente, forse per questo piange molto”, allora suggerii per i primi giorni di non modificare l’allattamento di notte, misto appunto, poiché avrebbe dato motivo di ulteriore ansia alla mamma, ma di dare durante la mattina solo il latte materno, e magari un aggiunta al pomeriggio se lei si sentiva stanca.
Nel giro di una settimana, la situazione si modificò nettamente, tanto da non effettuare più un allattamento misto ma esclusivamente naturale.
Dopo due settimane di affiancamento la mamma partì con il suo neonato per le vacanze estive e per un anno e mezzo non ebbi più notizie, fino al giorno in cui mi chiamò per darle un aiuto a smettere di allattare poiché lei aveva così tanto latte che non riusciva a smettere.
da Virginia Mereu | Gen 2, 2012 | Aiuto per la mamma, Alimentazione-neonati, Allattamento, Articoli principali, Doula, Esperienze di mamme, Gemelli, Neonato
Il pianto del neonato
Il pianto del neonato è senza dubbio una delle cause di grande stress da parte di neo mamme e la cosa non deve meravigliarci, lo stress della mamma è causato dall’impotenza, dal fatto che nonostante lei si prodighi per il benessere del suo neonato lui continui ad avere un disagio e che lo esprima attraverso il pianto.
Molte volte le mamme mi dicono, il neonato è pulito ha mangiato, ha fatto il ruttino, ma non riesco a capire, piange e non riesco a consolarlo ed io mi sento completamente inadeguata.
Il pianto è l’unico mezzo che il neonato ha per esprimere un disagio e le cause possono essere molte, un dolorino al pancino, una bolla d’aria che non riesce ad uscire, un problema di reflusso gastro- esofageo.
Un pediatra neonatologo mi diceva che negli ultimi anni l’incidenza di questo problema nei neonati è aumentato del 120% una percentuale che indubbiamente fa riflettere.
Ma le cause del pianto del neonato possono essere anche non soltanto di origine fisica, può sentirsi solo.
Si, esattamente, può aver bisogno di coccole.
Io faccio sempre questa osservazione con le neo mamme durante tutta la gestazione, che come tutti sanno può terminare alla 40 settimana, il bimbo è all’interno dell’utero, dove può toccare le pareti e provare sicurezza, è continuamente massaggiato dall’acqua che ha intorno, pensiamo a noi nella vasca da bagno ed al piacere che proviamo, avvolto in una temperatura a lui congeniale.
Inoltre non dimentichiamo che ascolta il battito del cuore della mamma, la sua voce, tutto questo è per lui fonte di grande sicurezza, ed allora perché non dovrebbe sentirsi solo perché non dovrebbe esprimere un bisogno di stare tra le braccia della mamma, o del papà?.
Molti mi dicono: allora è già viziato, già ha compreso le braccia, cosa significa? Perché non dovrebbe essere più sereno se lo abbiamo in braccio? A pensarci bene, se noi dobbiamo affrontare un piccolo intervento o abbiamo un dolore cerchiamo di stringere una mano amica, tutto ciò non attenua il dolore vero e proprio, quello rimane, ma la nostra percezione cambia e lo sopportiamo meglio, perché per un neonato dovrebbe essere diverso.
Io quando affianco una neomamma ed il neonato piange disperato le chiedo di prenderlo e di parlargli con dolcezza, spiegandogli che lei è lì per lui che sta cercando di comprendere quale sia il problema e di aiutarlo di avere pazienza che insieme lo risolveremo.
Comprendo perfettamente che una neomamma, vorrebbe vedere risolto in un click, poiché oggi è così che siamo abituati, il pianto del suo neonato; vorrebbe che la stanchezza di una gravidanza e di un parto, a volte spontaneo altre cesareo, fossero subito alle spalle, ma non è così semplice e veloce, c’è bisogno di tempo c’è bisogno di aiuto da dedicare a se stesse per poter tornare ad essere serene oltre che in forma.
In fondo un neonato è tale fino a 40 giorni e cosa sono di fronte a una vita?
da Virginia Mereu | Lug 18, 2011 | Aiuto per la mamma, Articoli principali, Doula, Esperienze di mamme
Nel corso della mia esperienza ho conosciuto molte mamme e molti neonati a cui vorrei rivolgermi.
Molte mi hanno contattato durante la gravidanza ed allora ho ascoltato i loro propositi: “ vorrei effettivamente rispettare i tempi del mio piccolo ”, o “vorrei dare un’impostazione al mio bambino, per non diventarne schiava”, o ancora “ credo che l’allattamento al seno a richiesta sia una cosa fantastica”, o al contrario, “non posso concepire che si possa spendere tanto tempo dietro un allattamento al seno, penso che darò da subito il latte artificiale”.
Io sono solita ascoltare, senza prendere posizioni, è la futura mamma che deve fare ciò che sente, nessun altro può intervenire in proposito senza provocare danni.
Naturalmente sono per un allattamento al seno e lo sostengo molto e devo dire che quasi tutte le mamme che affianco lo sostengono, ma ci sono anche delle eccezioni che vanno rispettate.
C’è anche da aggiungere un’altra cosa, ultimamente ho sostenuto diversi bimbi nati prematuri, alla 34° o 35° settimana, molti gemelli, di conseguenza con un basso peso e con giorni e a volte settimane di degenza.
La conseguenza di tutto ciò è che, la mamma, dopo una breve permanenza in ospedale esce senza il suo piccolo, con una sofferenza ed un ansia importanti, o in casi estremi portarne a casa uno solo poiché l’altro non ce l’ha fatta.
In ogni situazione c’è un atteggiamento diverso, un sostegno direi personalizzato, c’è il sostegno pratico da effettuare, ma anche l’aspetto emotivo da non sottovalutare.
Io stessa mi sono trovata davanti ad una scelta da fare: aiutare la mamma ad allattare al seno per farli stare il più possibile accanto e recuperare l’aspetto emotivo, rischiando però di far stancare molto il bimbo e non fargli prendere la giusta quantità di latte, o invece darglielo con il biberon per cercare di farglielo prendere tutto e aiutarlo nella crescita?
Poiché se con un neonato di gr 3.000, gr 3.500, possiamo aspettare se il latte tarda a scendere e possiamo dare tempo al tempo, con un esserino nato di 1.800 grammi, sceso a 1.600, portato fuori dall’ospedale con fatica a 1.900 gr, io non mi sento di suggerire ad una mamma, stressata e stremata, di togliersi il latte con il tiralatte e darlo al bimbo o ai suoi due bimbi, il tutto ogni due ore e mezzo.
Ogni cosa va calibrata a seconda delle situazioni, non dimenticando mai il bene di entrambi.
A volte tutto procede secondo i sogni, come previsto, altre invece i sogni vengono infranti da un parto prematuro ed allora la cosa migliore è affrontare le emergenze vivendo giorno per giorno le situazioni.